Questa raccolta dovrebbe essere negli scaffali di ogni famiglia italiana, da leggere e rileggere in compagnia dei bambini.
Curiosamente ci sono numerose fiabe tradizionali che hanno come eroina una ragazza e non solo nei panni di povera vittima di angherie perpetrate da matrigne, streghe, orchi eccetera eccetera, ma anche come coraggiosa ed intraprendente fanciulla, basti ricordare Fantaghirò.
La Disney, con le sue principesse di ultima generazione, non ha inventato proprio nulla: vale ancora la pena di raccontare queste fiabe, alla faccia dei detrattori e dei sostenitori delle fiabe "politicamente corrette".
E veniamo alla fiaba
LA PRIMA SPADA E L’ULTIMA SCOPA
C'era una volta un ricco mercante che aveva sette figlie femmine.
Era felice ma c'era una cosa che lo angustiava: il suo dirimpettaio, anch'esso mercante, che aveva sette figli maschi, tutti i giorni lo canzonava con la frase: ”Buongiorno mercante delle sette scope!”
Un giorno la più piccola delle ragazze dispiaciuta di vedere il padre rattristato, e venendo a conoscenza del motivo, disse: "Padre non preoccupatevi, vi dico io cosa dovete rispondere".
Il mattino dopo il mercante lanciò all'avversario questa sfida: "Sfido la vostra prima spada contro la mia ultima scopa a chi riesce a rubare la corona e lo scettro al Re di Francia. Chi perde darà tutti i suoi averi all'altro".
Il dirimpettaio accettò, pensando ad una sicura vincita ed il figlio maggiore si bardò di tutto punto, salì sul suo cavallone, felice al pensiero di fare una bella passeggiata a Parigi in compagnia di una graziosa fanciulla.
Invece alla partenza si vide arrivare una ragazzina vestita da paggio a cavallo di una cavallina bianca.
Al via la cavallina scattò in avanti ed in un attimo fu già fuori dalla vista.
Incontrarono un bosco: la cavallina saltava, schivava rami, fossi, girava di qua, girava di là ed in un attimo fu fuori dal bosco.
Il ragazzo col suo cavallone scivolava, inciampava, andava a sbattere nei rami e impiegò un mucchio di tempo.
La ragazza arrivò a Parigi in un attimo, il ragazzo si impantanò.
Una volta in città, si presentò col nome di Temperino e si impiegò presso lo scrivano del Re, che vedendolo così bravo e cortese lo portò con sè a Corte.
Il Re lo vide e ne rimase colpito e molto ben impressionato, per non dire attratto.
Perciò andò dalla madre e disse: "Madre! Temperino ha vita sottile, mano gentile, Temperino è la donna che fa per me!", la Regina allora escogitò degli stratagemmi per scoprire se Temperino fosse maschio o femmina. Ma grazie alla cavallina bianca, che col suo comportamento le suggeriva le cose giuste da fare, non si fece scoprire.
Allora la Regina disse al figlio: "Invita Temperino alla pescheria Reale, con la scusa del caldo lo inviti a fare il bagno, e così vedrai se è una ragazza".
Al momento cruciale Temperino non sapeva cosa fare per evitare di spogliarsi, ma arrivò la cavallina a trarla d'impaccio fingendo di essere imbizzarrita. "La mia cavallina è imbizzarrita!" gridò, corse via portando con sè lo scettro e la corona del Re di Francia, ritornò a Napoli cantando ” Fanciulla son partita, fanciulla sono tornata, lo scettro e la corona ho conquistato”.
E' una fiaba in cui l'elemento magico è estremamente ridotto, costituito solo dalla cavallina che aiuta la protagonista ad avere la meglio.
Inoltre il finale è abbastanza inconsueto: la ragazza non sposa il re di Francia e se ne torna a casa col suo bottino lasciando il poveretto a struggersi nel dubbio se il proprio oggetto d'amore fosse maschio o femmina.
Un invito ante-litteram all'autodeterminazione femminile.